Vittorio Amedeo II, il fantasma della Reggia di Venaria
La splendida Reggia di Venaria Reale non custodisce soltanto secoli di Storia, ma anche il fantasma del Re Sabaudo Vittorio Amedeo II…
Fiore all’occhiello del Piemonte e dell’Italia intera, la Reggia di Venaria Reale è una delle residenze sabaude parte del sito UNESCO iscritto alla Lista del Patrimonio dell’umanità dal 1997. Nel 2019 il suo splendido giardino è stato eletto parco pubblico più bello d’Italia. In questo luogo fiabesco, attrazione turistica internazionale, si annida il fantasma di Vittorio Amedeo II.
Nato nel 1666, incoronato nel 1713 come primo Re Sabaudo, sembra che compaia all’imbrunire tra le mura della Reggia o nei giardini, in sella a un cavallo bianco evanescente e accompagnato da un intenso profumo di bergamotto. Essendo Re di Sicilia, l’isola portò due importanti doni a Torino: l’architetto Filippo Juvarra e, appunto, le profumatissime piante di bergamotto. Queste erano riposte in grandi vasi di terracotta per abbellire i giardini della Reggia.
Gli avvistamenti più recenti
Sembra proprio che la presenza del fantasma di Vittorio Amedeo II non sia una leggenda. Molte persone, infatti, hanno raccontato di strani episodi avvenuti all’interno della Reggia di Venaria. Alcuni hanno raccontato di aver udito chiaramente il rumore degli zoccoli del suo cavallo.
In un’intervista alla redazione di La Stampa, il presidente Avta, Associazione Venariese Tutela Ambiente, Gianfranco Falzoni – che cura la gestione delle Visite Guidate e delle Manifestazioni della Reggia – ha spiegato nel dettaglio un episodio insolito. «Anni fa qui era pieno di militari che, dalla vicina caserma, si infilavano nella chiesa di sant’Uberto e imbrattavano i muri con scritte vergognose o dichiarazioni d’amore. Dissi al loro comandante di rimproverarli. Nessuno lordò più gli interni. Allora ringraziai l’ufficiale che, però, ammise di non aver mai detto nulla alla truppa. E poi mi spiegò che non andavano più lì perché avevano visto apparire un uomo con un cavallo ed erano terrorizzati».