Il 29 agosto del lontano 1706, Torino, la capitale del Regno di Savoia, resisteva con coraggio alle forze franco-spagnole. In quei giorni di fuoco e di sangue, un semplice soldato minatore si guadagnò un posto nella storia per il suo eroico sacrificio. Il suo nome era Pietro Micca, ma tutti lo chiamavano “Passapertut” per la sua abilità nel scavare gallerie sotterranee.
Una notte, mentre il cielo era illuminato dai lampi dei cannoni, Pietro Micca era di guardia alla scala che collegava due livelli della galleria “capitale alta” della Mezzaluna del Soccorso, una fortificazione della Cittadella che i nemici non erano riusciti a conquistare. Improvvisamente, udì dei rumori provenire dalla porta che dava sulla scala. Era il nemico che era entrato nella galleria e voleva scendere al livello inferiore per far saltare in aria la Mezzaluna.
Pietro Micca sapeva che doveva fermarli a ogni costo. Aveva preparato una carica esplosiva da far detonare in caso di emergenza, ma per farla funzionare doveva collegare due micce: una lenta e una rapida. La miccia lenta gli avrebbe dato il tempo di scappare, mentre la rapida avrebbe fatto esplodere la polvere nera. Con lui c’era un altro soldato, che doveva occuparsi di accendere la miccia lenta. Ma qualcosa andò storto: forse per il nervosismo o per l’umidità del luogo, il soldato non riuscì a fare il suo lavoro.
Pietro Micca capì che era l’ora di agire. Spintonò il suo compagno e gli disse: “Togliti di lì, tu sei più lungo di un giorno senza pane! Lascia fare a me, salvati” (“Gavte da lì, tì ‘t’ses pì longh ëd na giornà sènsa pan! Lassa fé a mì, pènsa a salvéte!”). Poi prese la miccia rapida e la accese con una scintilla. Sapeva che aveva pochi secondi per mettersi in salvo, ma non si tirò indietro. Corse lungo la scala verso il livello inferiore, sperando di farcela.
Ma non ci riuscì. Appena arrivò alla galleria bassa, l’esplosione lo colse alle spalle. La scala crollò e si riempì di macerie. I nemici morirono sul colpo, ma anche Pietro Micca rimase gravemente ferito. Morì poco dopo, senza sapere che aveva salvato Torino e il suo re. La sua storia fu raccontata dal comandante dell’Artiglieria Solaro della Margarita, che gli rese onore per il suo coraggio. La scala riemerse solo nel 1958, dopo secoli di oblio. Oggi è possibile visitarla e rendere omaggio all’eroe che salvò la città.
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