Curiosità

Paste di Meliga, storia dei gustosissimi frollini piemontesi

Le origini delle Paste di Meliga: un viaggio culinario dal caso alla tradizione piemontese

Le Paste di Meliga, i deliziosi frollini piemontesi con una storia affascinante, sono frutto del caso come spesso accade nell’universo culinario. Oggi, queste prelibatezze sono considerate un Presidio Slow Food, apprezzate da coloro che cercano autenticità e tradizione nei sapori. Le Paste di Meliga sono nate per rispondere a una necessità durante un periodo di crisi. In quell’epoca, il prezzo della farina 00 raggiunse livelli astronomici a causa di un cattivo raccolto.

Le Paste di Meliga, conosciute anche come paste ‘d melia in piemontese, sono realizzate combinando farina di frumento e farina di mais antico piemontese (chiamato melia o meira). Aggiungendo pochi ingredienti genuini come burro, zucchero, miele, uova e scorza di limone, si ottiene questo biscotto dalla forma tondeggiante o rettangolare.

Immagine da: Wikimedia

La storia delle paste ‘d melia

Gli storici attribuiscono a questo biscotto origini antichissime, sebbene sia difficile stabilirne una data precisa. La loro storia risale alla cultura contadina della zona di Mondovì, nella provincia di Cuneo. Per far fronte all’aumento esorbitante del costo della farina, i fornai iniziarono a mescolarla con il fumetto di mais, una farina finemente macinata appositamente utilizzata per dolci anziché per la polenta. In pratica, i biscotti nacquero utilizzando gli scarti della farina destinata alla polenta. Questa geniale ricetta, creata da abili mani alla ricerca di una soluzione, diede vita alle Paste di Meliga, caratterizzate dal loro irresistibile gusto friabile conferito proprio da quella particolare farina.

Ad oggi, i deliziosi frollini sono diffusi oggi in tutto il Piemonte, soprattutto nelle zone della Val Susa, Val Cenischia e Val Chisone. Si narra che fossero i preferiti di Camillo Benso, Conte di Cavour, che amava gustarne due alla fine del pasto accompagnati da un bicchiere di Barolo chinato. Difatti, in passato, questi biscotti venivano gustati a fine pasto, inzuppati in un bicchiere di Barolo, vino passito, moscato o dolcetto. Oggi, invece, fanno parte del rituale della merenda pomeridiana o della colazione piemontese.

Redazione

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