L’euforia ha pervaso il panorama artistico mondiale alla scoperta di un affascinante ritratto di Maria Maddalena, attribuito a Raffaello Sanzio e datato al periodo successivo al 1505. Proveniente da una riservata collezione londinese, il dipinto è stato successivamente acquistato da una collezione privata francese attraverso una galleria. La rinomata restauratrice e conservatrice francese, Nathalie Nolde, di Chantilly, ha espresso la sua ammirazione per la maestria e la raffinatezza dell’opera.
“ISTE, OPEN SCIENCE, ARTS et SCIENCES“, una delle più prestigiose riviste scientifiche, ha dedicato una pubblicazione a questo straordinario ritrovamento, vantando collaborazioni con eminenti figure come Philippe Walter, Direttore del CNRS, Ernesto Di Mauro, Vicepresidente dell’Accademia delle Scienze e molti altri esperti di fama internazionale.
Tracciando le origini della Maddalena di Raffaello, si scopre che un documento notarile del 1565 certifica la sua appartenenza alla famiglia Fontana. La stessa opera fu menzionata in un inventario del 1623 dei Della Rovere e nel 1631 fu catalogata sia nell’inventario del Palazzo Ducale di Urbino che nel registro “Nota de’ quadri buoni”. La collezione artistica di Vittoria della Rovere fu successivamente trasferita a Firenze, e tra le opere elencate compariva la Maddalena di Raffaello d’Urbino e un’ulteriore rappresentazione della Santa, ritenuta una copia. Quest’ultima non era presente nell’inventario Della Rovere del 1631.
L’assenza di una Maddalena di Raffaello tra le opere conservate nella Galleria Palatina e nella Galleria degli Uffizi a Firenze ha sollevato interrogativi e dubbi. Primo tra tutti, Vittorio Sgarbi ha avanzato le sue perplessità in merito l’originalità del quadro appena scoperto. Al Palazzo Pitti, tuttavia, è esposta una Maddalena associata al Perugino, non menzionata negli inventari del Palazzo Ducale del 1631. Gli indizi suggeriscono che potrebbe trattarsi della copia della Maddalena di Raffaello.
Ulteriori dettagli emergono dall’inventario della Villa del Poggio Imperiale del 1654. Sebbene ora sia comunemente attribuita al Perugino, nel 1691 l’opera fu riconosciuta come un lavoro di Raffaello. Evidenze storiche rivelano che la Maddalena del Perugino a Palazzo Pitti potrebbe in realtà essere una copia dell’originale perduta di Raffaello.
La Maddalena di Raffaello presenta particolari disegni a rombo simili a quelli sul busto della Gioconda. Studi approfonditi hanno confermato l’autenticità storica dell’opera, evidenziando l’utilizzo del metodo dello spolvero, pentimenti e diverse fasi di esecuzione. Contrariamente, nella versione del Perugino non vi è traccia di tale metodo, con pentimenti limitati alle mani.
Presentato a Pergola, nelle Marche, il dipinto misura 46 cm x 34 cm ed è realizzato ad olio su tavola di pioppo. Alla conferenza sono intervenuti eminenti esperti come Annalisa Di Maria, il Pr. emerito Jean-Charles Pomerol e altri. Questi dati confermano definitivamente l’autenticità dell’opera. Il dipinto non solo svela l’evoluzione artistica di Raffaello, ma anche l’influenza di Leonardo da Vinci sul geniale artista.
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