Conoscete la storia dello smemorato di Collegno? Tutto ebbe inizio il 6 febbraio 1927, un anno dopo il suo arresto per furto di vasi nel cimitero ebraico di Torino, quando la rivista “La Domenica del Corriere” pubblicò la sua foto con la domanda: “Chi lo conosce?”. In quel periodo l’uomo era ricoverato nel manicomio di Collegno e non sapeva nulla in merito alla sua identità. Una signora di Verona lo riconobbe come suo marito, Giulio Canella, un docente di filosofia e un eroe di guerra disperso in Macedonia durante la Prima Guerra Mondiale.
La stampa si appassionò alla storia d’amore tra il professore e la sua sposa. Tuttavia, poco dopo arrivò una lettera anonima alla Polizia di Torino che svelava la vera identità dell’uomo: si trattava di Mario Bruneri, un socialista ricercato dalla giustizia. La moglie di Bruneri confermò che quello era suo marito che aveva finto di perdere la memoria per sfuggire alla legge.
La giustizia stabilì nel 1927 che lo Smemorato non era né il professore Canella né il socialista Bruneri, ma il tribunale civile di Torino lo identificò come Bruneri nel 1928, basandosi sulle impronte digitali. L’uomo misterioso continuò a dichiararsi Canella e fece appello alla sentenza. La Corte d’appello di Torino confermò che era Bruneri nell’estate del 1929, ma l’aspirante Canella si appellò alla Corte di Cassazione. Ricevette l’assistenza di avvocati famosi, tra cui Farinacci, che ottennero un annullamento della sentenza del tribunale di Torino nel 1930.
Il caso si trasferì a Firenze per essere riesaminato in profondità. Dopo una serie di esami accurati, la Corte di Cassazione di Firenze emise la sua decisione finale nel 1931, identificando l’uomo misterioso come Mario Bruneri e respingendo il suo appello. Fu così condotto a scontare le sue vecchie condanne prima alle Carceri Nuove di Torino e poi al carcere di Pallanza. Il caso dello Smemorato di Collegno fu definitivamente chiuso secondo la giustizia italiana.
Il 1° maggio 1933, grazie ad un’indulto, Mario Bruneri ottenne una riduzione della sua pena e uscì dal carcere. Dopo la sua liberazione, incontrò Giulia Canella, la sua compagna con la quale aveva avuto tre figli durante gli anni dell’inchiesta, oltre ai due figli che lei aveva già avuto.
Insieme decisero di trasferirsi in Brasile a bordo di un transatlantico, lasciando l’Italia che non aveva mai creduto nel loro amore. Il famoso smemorato di Collegno morì a Rio de Janeiro l’11 dicembre 1941, senza mai fare ritorno in patria. Questo soprannome è diventato di uso comune per indicare una persona con una memoria scarsa, disattenta o che fa il finto tonto.
Per decenni la storia dello Smemorato di Collegno ha stimolato la fantasia degli italiani, ma solo nel 2014 ha ottenuto una parziale certezza. Il test del DNA è stato possibile grazie alla collaborazione di Julio, nipote di Giulio Canella. Tuttavia, il risultato ha solo confermato la teoria maggiormente accettata: l’uomo era Mario Bruneri. L’analisi ha confrontato il profilo genetico di Julio con quello del fratello Camillo, figlio dello Smemorato nato dopo la fine della guerra, quando l’uomo era ricomparso senza memoria nel manicomio di Collegno.
In realtà, alcuni studiosi avevano già tentato la strada del DNA, analizzando anni prima i residui di saliva sui francobolli delle lettere affrancate da Giulio Canella e poi dallo Smemorato di Collegno. Tuttavia, le tracce biologiche non furono sufficienti per un esame affidabile. Grazie alla prova del cromosoma Y, ora la verità sembra essere più chiara. Tuttavia, per avere una certezza assoluta sulla sua vera identità, sarebbe necessario comparare ulteriormente il DNA con un discendente maschio di Mario Bruneri.
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