Avete mai sentito parlare della storia delle “terme perdute” di Torino? Ebbene, nel tardo Ottocento, camminando lungo corso Casale, al di là della chiesa della Madonna del Pilone, si poteva ammirare una vasta estensione di verdi prati a ridosso del fiume.
Sparsi in questo paesaggio idilliaco, si notavano alcune case coloniche e vigne, tra le quali spiccava una in particolare: “Il Calcina“. Questa era una distinta proprietà associata a un membro della famiglia di un rinomato musicista al servizio della Casa Reale, e risalente alla metà del XVIII secolo. La prestigiosa abitazione era circondata da terreni che si estendevano fino ai confini di Villa d’Agliè.
Come riporta un approfondimento pubblicato su La Stampa, un giorno, in modo del tutto inaspettato, durante degli scavi, una sorgente di acqua dal profumo singolare sgorgò dal terreno. Questa scoperta portò a indagini chimiche che culminarono nella riunione di un congresso medico idrologico a Torino, il 5 ottobre 1891. Dopo attente analisi, l’acqua fu dichiarata “miracolosa”. Ulteriori ricerche confermarono le sue proprietà curative, e così, il 23 maggio 1892, il prefetto di Torino concesse l’autorizzazione per l’utilizzo pubblico della sorgente. Ancora oggi, la sorgente è localizzata in una palazzina in corso Casale 292, vicino ai distributori di benzina, o accessibile da via Murisengo, nel quartiere Sassi.
Le Terme della sorgente minerale di acqua ferruginosa Madonna del Pilone divennero famose in città, rimanendo operative presumibilmente fino alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. Il nome derivava dalla giurisdizione parrocchiale del borgo vicino. Gli abitanti elogiavano le virtù dell’acqua, ritenuta efficace contro l’iperacidità gastrica e per migliorare la funzionalità epatica. Era anche consigliata per le malattie reumatiche e i problemi circolatori.
La struttura termale, un edificio di un solo piano, presentava tre archi sulla facciata principale. Uno serviva come entrata, mentre gli altri due mostravano iscrizioni. Uno recitava: “Sorgente minerale di Torino scoperta nell’anno 1885”, e l’altro offriva abbonamenti mensili o stagionali al “tempio della salute”. Questo era un evidente esempio di una strategia di marketing ante litteram, specialmente considerando che l’edificio non aveva esposizione al pubblico.
L’attuale proprietario ha trasformato l’area termale in una dependance del suo appartamento, che sorge nella palazzina adiacente, precedentemente utilizzata come biglietteria e residenza del custode. Internamente, tutto è rimasto come un secolo fa: una stanza principale con una colonna in marmo al centro, e un rubinetto da cui ancora sgorga l’acqua ferruginosa. Vi è anche un cunicolo semicircolare dotato di mensole rotonde, dove una volta i visitatori ponevano i loro bicchieri personali.
Il costo del biglietto d’ingresso alle Terme non solo permetteva l’accesso alla fonte, ma anche una passeggiata nel parco circostante, culminante in un belvedere con vista panoramica sulla parte sud-ovest della città.
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