Recentemente giunta a Torino, la mostra della “prima Gioconda”, la “Monna Lisa di Isleworth”, attribuita a Leonardo Da Vinci, sta suscitando ampi dibattiti. Ospitata presso la Promotrice delle Belle Arti fino al 26 maggio, la mostra ha scatenato polemiche, in particolare per il costo del biglietto, ritenuto da molti eccessivo: 15 euro, dei quali 1 euro destinato alla ricostruzione in Emilia Romagna post-alluvione.
Vittorio Sgarbi, noto critico e storico dell’arte, ha lanciato un attacco pungente, definendo l’esposizione un’operazione puramente commerciale e l’opera esposta, una “patacca”. Secondo Sgarbi, la Monna Lisa di Isleworth, potrebbe essere una tarda imitazione della Gioconda, forse nemmeno realizzata dalla bottega di Leonardo. Il critico ha anche osservato che nel dipinto la Gioconda presenta un’espressione accademica, in netto contrasto con lo stile non accademico di Leonardo.
La mostra, promossa dalla The Mona Lisa Foundation di Zurigo, presenta il dipinto come un’opera attribuita a Leonardo, ma non mancano le voci discordanti. Antonio Forcellino, un altro rinomato storico dell’arte, condivide l’opinione di Sgarbi riguardo l’autenticità dubbia dell’opera. A far discutere non è solo la provenienza del quadro ma anche il costo del biglietto, paragonato ai 15 euro richiesti per l’ingresso ai Musei Reali di Torino, che includono molteplici collezioni e opere.
Il confronto tra la mostra della Monna Lisa di Isleworth e le offerte dei Musei Reali è inevitabile. Ai Musei Reali, per esempio, è possibile visitare l’Autoritratto di Leonardo, insieme ad altre opere autentiche del Maestro, con un biglietto di 20 euro. La Promotrice delle Belle Arti, invece, propone un unico dipinto accompagnato da un apparato di visita immersiva.
La storia della Monna Lisa di Isleworth è avvolta nel mistero. Il dipinto fu scoperto all’inizio del XX secolo da Hugh Blaker in una villa inglese. Nel 1960, fu acquistato dal collezionista americano Henry Pulitzer, che pubblicò un libro sostenendo che fosse una versione precedente della Gioconda del Louvre. Infine, nel 2008, l’opera è stata acquisita da un consorzio internazionale e ora è custodita in Svizzera. La Promotrice delle Belle Arti, pur ospitando la mostra, non ha preso posizione sul dibattito dell’attribuzione del dipinto.
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