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La Maledizione del Faraone al Museo Egizio: storia di un mistero

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Nel 2001 presso il Museo Egizio di Torino si registrarono alcuni casi di intossicazione: da qui la leggenda della Maledizione del Faraone

Il Museo Egizio di Torino è il più antico museo dedicato interamente all’Antico Egitto. Si tratta del secondo museo più grande e importante dopo quello del Cairo per valore e quantità dei reperti. Apprezzatissimo in Italia e in tutto il mondo, il Museo Egizio può vantare anche di una recente leggenda metropolitana che lo vede protagonista di una terrificante “Maledizione del Faraone“.

I fatti risalgono ai primi anni Duemila. Due studenti delle scuole Medie di Bovisio Masciago, in provincia di Milano erano partiti con i compagni di classe per una visita guidata al Museo Egizio di Torino. Poco dopo essere entrati nella prima sala, i due persero i sensi, risvegliandosi presso l’ospedale Mauriziano. Vennero dimessi solo dopo tre ore. Furono le ultime due vittime di una serie di strani fenomeni avvenuti per gli ultimi dieci mesi del 2001. In quel periodo, un totale di una ventina di studenti in visita con la scuola sperimentò giramenti di testa, tremori, nausea, vomito e svenimenti. Fortunatamente, nessuno di loro riportò gravi conseguenze, ma solo malesseri della durata di alcune ore.

La Maledizione del Faraone al Museo Egizio: storia di un mistero
Immagine da: Wikimedia

Le indagini

Naturalmente le autorità avviarono immediatamente delle indagini per scoprire la causa di questi lievi malori, ma per settimane questo fenomeno rimase un mistero, alimentando così la leggenda della “maledizione del Faraone“. Poco dopo, gli esperti cominciarono ad avanzare delle ipotesi più plausibili sulle quali poter lavorare. Prima tra tutte, un difetto nel sistema di areazione combinato alla presenza di sostanze chimiche nell’aria. Ma quali sostanze?

In un primo momento, i sospetti si concentrarono sul “creosoto“, un liquido utilizzato per proteggere le mummie dai batteri. Tuttavia, le analisi dei consulenti, della ASL e dell’ARPA lo esclusero tra i principali responsabili. Dopo altre accurate indagini, si scoprì che alcuni solventi utilizzati per la pulizia dei reperti -combinati con il problema all’impianto di aerazione – potevano provocare lievi intossicazioni ai soggetti più sensibili.

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Sorgente
La Repubblica

Redazione

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