Guido Gozzano, celebre esponente della corrente poetica crepuscolare, è una figura emblematica della letteratura torinese. Nato il 19 dicembre 1883 in Via Bertolotti 2 a Torino, Guido ha trascorso la sua adolescenza tra la città e la villa di famiglia ad Agliè. Il nonno Carlo, medico durante la Guerra di Crimea e appassionato di letteratura, e il padre Fausto, ingegnere costruttore della rete ferroviaria nel Canavese, hanno contribuito a formare il contesto culturale e sociale in cui è cresciuto.
Diodata Mautino, madre di Guido e figlia di un ricco senatore terriero, apportò un’ulteriore dimensione culturale alla famiglia. Riuscì a trasmettere al figlio l’amore per l’arte e il teatro. La famiglia Gozzano, con la sua complessa storia e i suoi interessi vari, ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo intellettuale e creativo del poeta.
Nonostante un percorso scolastico turbolento, che lo vide bocciato al Liceo Classico Cavour e poi trasferito a un collegio a Chivasso, Guido Gozzano non perse il suo interesse per la letteratura e la poesia. Dopo la morte del padre nel 1900, iniziò a dedicarsi più seriamente alla scrittura, pubblicando la sua prima poesia “Primavere romantiche” in memoria del genitore.
Nel suo periodo universitario trascorse una vita goliardica tra i bar di Torino, dove si distinse per il suo spirito vivace e ironico. Tuttavia, fu anche un periodo di formazione intellettuale. Approfondì lo studio di Nietzsche, Schopenhauer e della letteratura francese e belga, sotto l’influenza di figure come Arturo Graf.
Gozzano, laureatosi in legge, si avvicinò sempre più alla poesia crepuscolare, distanziandosi dall’estetismo dannunziano. Il suo stile si caratterizzò per una malinconia profonda, ma sempre temperata da un’ironia dissacrante. Nel 1911, pubblicò “I Colloqui“, opera che lo consacrò come uno dei principali esponenti della corrente poetica crepuscolare italiana.
Il deteriorarsi della sua salute lo portò a intraprendere lunghi viaggi in cerca di climi più miti. Fu proprio durante uno di questi viaggi, in India nel 1912, che Gozzano trovò l’ispirazione per alcuni dei suoi versi più significativi, sebbene molti di essi venissero poi distrutti dallo stesso poeta. Il suo viaggio in India, pur non portandogli i benefici sperati per la salute, fu un momento di intensa creatività e riflessione.
Gozzano morì giovanissimo, a soli 32 anni, il 9 agosto 1916 a Genova. La sua breve, ma intensa vita è stata segnata da un profondo amore per Torino, la sua città natale, e da un costante dialogo con la malinconia, elemento centrale della sua poetica. Gozzano lascia un’eredità di opere che riflettono una profonda introspezione. Un’esplorazione del senso della vita e della fragilità dell’esistenza umana, sempre con una vena di ironia che alleggerisce il tono malinconico.
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