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Figura da cioccolataio: origini e significato dell’espressione torinese

Storia e significato dell’antica espressione torinese “fé una figura da cicôlatè”, “fare una figura da cioccolataio”

Da generazioni, a Torino, si tramanda un’antica espressione in dialetto piemontese: “fé una figura da cicôlatè”, ovvero fare la figura del cioccolataio. Molti torinesi, cresciuti ascoltando questa frase, hanno spesso pensato che il riferimento al cioccolato fosse un eufemismo per evitare di dire “una figuraccia” in modo volgare. Alcune leggende narrano che l’origine dell’espressione sia legata agli artigiani cioccolatieri che, dopo aver lavorato le fave di cacao, si presentavano ai clienti con il viso e gli abiti sporchi. In entrambi i casi, l’espressione suggerisce un comportamento non proprio impeccabile.

La storia del cioccolato a Torino

Contrariamente a quanto potrebbe suggerire l’espressione, Torino vanta una lunga e prestigiosa tradizione nella produzione di cioccolato. La città produce oggi il 40% del cioccolato italiano, ovvero circa 85.000 tonnellate all’anno.

Fu Emanuele Filiberto di Savoia, nel 1559, a introdurre i primi semi di cacao a Torino. Da allora, divenne una delle principali tradizioni culinarie della città. Alexandre Dumas, in visita a Torino nel 1852, elogiò la bevanda al cioccolato servita nei caffè locali.

Secondo una teoria più “nobile”, l’origine dell’espressione risale al periodo di Carlo Felice, duca di Savoia e re di Sardegna tra il 1765 e il 1831. All’epoca a Torino il cioccolato era considerato un lusso, con una produzione giornaliera di circa 350 chili, esportati anche all’estero. I maestri cioccolatieri torinesi, grazie al loro mestiere, divennero molto ricchi, tanto da potersi permettere lussuose carrozze a quattro cavalli, suscitando l’invidia dello stesso re.

Leggende e aneddoti: la carrozza del cioccolataio

Due sono le versioni più famose legate all’origine dell’espressione. La prima narra di un artigiano genovese che si presentò con una carrozza più sfarzosa di quella del re all’inaugurazione del teatro Carlo Felice. La seconda, invece, racconta di un maestro cioccolatiere torinese che, con la sua carrozza, attirò prima l’attenzione del popolo e poi quella del sovrano. In entrambe le versioni, Carlo Felice convocò l’artigiano rimproverandolo per il suo comportamento ostentato, pronunciando la famosa frase: “Non voglio fare una figura da cioccolataio”.

Redazione

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