Utilizzare droni per trasportare organi per il trapianto nel minor tempo possibile: parte a Torino il progetto INDOOR
Sfruttare i droni per il trasporto degli organi per il trapianto da un ospedale all’altro nel minor tempo possibile. È questa la sfida del usING Drones fOr Organ tRansplantation, meglio noto come INDOOR. Il progetto coinvolge una serie di enti quali la Fondazione D.O.T., il Politecnico di Torino, la Città della Salute e l’Università di Torino.
“Ad oggi, il trasporto di provette ed organi avviene abitualmente su strada, con i limiti di tempo e di imprevisti dovuti al traffico. Per quanto efficienti ed efficaci questi ‘mezzi’ possono presentare delle criticità. La possibilità di sperimentare nuove soluzioni di trasporto non solo apre interessanti scenari, ma rappresenta una sfida che ci sentiamo di intraprendere per aumentare la sicurezza e la qualità dei nostri e di tutti i pazienti in attesa di un trapianto”, ha dichiarato il professor Antonio Amoroso, coordinatore del Centro Regionale Trapianti della Regione Piemonte.
“Ben vengano dunque collaborazioni con partner così accreditati per sperimentare nuove soluzioni di trasporto, oggi applicate per la medicina dei trapianti, ma che potranno avere in futuro ampi sviluppi in altri ambiti sanitari”, ha aggiunto il dottor Giovanni La Valle, Direttore Generale di Città della Salute.
Via alla sperimentazione in Piemonte
“Il Politecnico è tra i soci fondatori della Fondazione D.O.T. e come tale è sempre in prima linea nel sostenere le sue iniziative. Nel progetto INDOOR potremo offrire un contributo in termini di competenze dei nostri ricercatori, oltre a sottolineare l’importanza delle donazioni che sono alla base dell’impegno in questo campo”, ha dichiarato Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino.
“La sperimentazione che sta per partire consentirà, in un prossimo futuro, di trasportare gli organi destinati ai trapianti in modo mai così sicuro e veloce. Questo migliorerà significativamente la qualità dell’intervento sanitario e, di conseguenza, l’impatto sulla vita del paziente. Sembra il futuro, invece è il presente“, ha affermato Stefano Guena, rettore dell’Università degli Studi di Torino.