L’azienda OpenAI ha bloccato l’accesso al servizio ChatGPT per gli utenti in Italia. Nella giornata di ieri, infatti, il Garante per la Privacy ha contestato “La mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma”. Inoltre, “l’Autorità evidenzia come l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza”.
“Lavoriamo attivamente per ridurre i dati personali nella formazione dei nostri sistemi di intelligenza artificiale come ChatGpt, perché vogliamo che la nostra intelligenza artificiale impari a conoscere il mondo, non i privati”, ha dichiarato OpenAI. “Riteniamo inoltre che la regolamentazione dell’Ai sia necessaria. Speriamo quindi di poter lavorare al più presto stretto contatto con il Garante per spiegare come i nostri sistemi siano costruiti e utilizzati. I nostri utenti in Italia ci hanno detto che trovano ChatGpt utile per le loro attività quotidiane e non vediamo l’ora di renderlo nuovamente disponibile al più presto”.
Questa è la prima volta che una autorità per la privacy impone una limitazione di questo tipo a ChatGpt, ma potrebbe avere sviluppi nel resto dell’Europa. Il Garante ha inoltre imposto delle sanzioni in caso di mancata comunicazione delle misure intraprese da OpenAI entro 20 giorni. Nel blocco sono coinvolti sia i piani normali di ChatGPT che quelli a pagamento e le API. Bisogna capire solo se le aziende che utilizzano ChatGPT hanno delle informative privacy specifiche per questi servizi.
“In regimi non democratici questo rischio è sicuramente concreto e, direi, preoccupante. La potenza di calcolo posta al servizio di Paesi che non possano dirsi davvero Stati di diritto rischia di avere un effetto deflagrante sulla libertà delle persone. Se allarghiamo il discorso all’uso dell’intelligenza artificiale in contesti bellici, gli effetti sono anche peggiori”, afferma il Garante.
Un po’ come il discorso di Midjourney: “Quella su Midjourney non è una riflessione già avviata, ma andrà fatta. In questo caso il tema è diverso”, ha commentato Guido Scorza. “Ci sono enormi archivi di immagini raccolte per addestrare gli algoritmi, ma queste immagini come si conservano? È evidente che ci sono volti di persone che non sono state informate. C’è anche un rischio elevatissimo di distorsione o manipolazione dell’identità personale, come quando si veste Papa Francesco con un piumino che non ha mai avuto”.
Probabilmente basterà l’aggiunta di una dicitura “Termini e condizioni”, assieme ad un blocco per minori facilmente eludibile per poter tornare ad utilizzare ChatGPT nel Bel Paese. Una “tecnica” utilizzata da tutte le piattaforme social che raccolgono i nostri dati con “consensi informati”. Tuttavia, ammettiamolo: di utenti “informati” ce ne sono molto pochi. Non ci resta che attendere.
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